Associazione

Scanagatta e  Zucchi ODV

Mandello del Lario

Mandello del Lario, organo della Madonna del Fiume

Restauro dell’organo di scuola Prati (1670 circa) di Mandello del Lario

 

  IL PROGETTO E LE SUE FASI

 

L’attività di restauro intende riportare in vita una straordinaria testimonianza d’arte e spiritualità del nostro territorio.

Lo strumento è verosimilmente di scuola Prati, risalente circa al 1670, con probabile integrazione di materiale preesistente, attribuibile a Giovanni Battista Olgiati.

Il progetto, nella sua fase iniziale, prevede lo studio preparatorio e la catalogazione del materiale rinvenuto in locali di pertinenza della chiesa di San Giuseppe in Mandello del Lario (LC) e attribuibile all’organo del Santuario della Beata Vergine del Fiume.

Terminata questa fase si potrà procedere con il restauro filologico vero e proprio, riconsegnando a Mandello, e non solo, un bene di valore inestimabile, che rischiava di andare perduto per sempre.

Data l’eccezionale importanza storica dello strumento, il progetto avrà una portata europea, e interesserà le più prestigiose istituzioni musicali internazionali.

 

  PERCHÉ UN ORGANO PRATI A MANDELLO DEL LARIO

 

Qualche nota storica sullo strumento. Nonostante debba essere ancora ultimato lo studio preliminare, si può già ipotizzare che l’organo del Santuario della Beata Vergine del Fiume sia di scuola Prati.

Carlo Prati, di origini comasche, fu uno dei più importanti costruttori di organi del Seicento.

Lavorò in Trentino, nel Comasco e in Valtellina. Di Prati ci rimangono pochissimi strumenti, molto pregiati, caratterizzati da un suono trasparente e spiccatamente brillante. Ascoltando un organo Prati si può apprezzare la competenza dell’organaro nel coniugare sapientemente elementi caratteristici degli organi d’oltralpe con quelli degli strumenti italiani. Forse ciò è dovuto al territorio in cui Prati operò, al confine tra le Alpi, a cavallo tra due grandi culture organarie. Peraltro la capacità di fondere in modo armonico le migliori prassi costruttive del tempo è ascrivibile alla sua sensibilità artistica, che lo portò a far tesoro degli insegnamenti di altri importanti organari del tempo. Prati infatti conobbe e proseguì l’opera di Guglielmo Hermans, con il quale collaborò alla realizzazione dell’organo di Santa Maria Maggiore in Trento. Negli anni Prati decise di stabilirsi definitivamente a Trento. Qui assimilò la pratica e gli insegnamenti del Casparini. Prati fu anche incaricato di restaurare gli organi del Duomo di Milano e giudicò “essere cosa molto essenziale di aggiungere nuovi registri” tra cui il Cornetto. Come spesso accadeva in passato, lo strumento musicale, rappresentava non solo uno ‘status’, ma esprimeva, in modo tangibile e ‘udibile’, l’impegno spirituale e culturale di una comunità. Non è quindi difficile immaginare quanto la comunità di Mandello fosse interessata a commissionare la costruzione dell’organo a un artista blasonato come il Prati.